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Viaggio nel Palazzo |
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La nascita
Un momento importante
nella vita della Sicilia è quello della nuova
ripartizione amministrativa del suo territorio avviata
nel 1812, che di fatto conclude l'era feudale. La
Sicilia è divisa in 23 Distretti, o Comarche:
Caltanissetta è capoluogo del 22° Distretto, che
comprende altri 14 comuni: Acquaviva, Campofranco,
Delia, Marianopoli, Montedoro, Mussomeli, Resuttano, San
Cataldo, Santa Caterina, Serradifalco, Sommatino, Sutera,
Vallelunga e Villalba. La popolazione complessiva del
Distretto si aggira sulle 65.000 unità, mentre la sola
Caltanissetta ne conta circa 17.000.
Di lì a poco c'è la
reale e definitiva consacrazione storica della
"provincia" nissena e del suo capoluogo. Con la nuova
legge organica sull'amministrazione civile, datata 12
dicembre 1816 ed estesa alla Sicilia con il Regio
Decreto 11 ottobre 1817 n. 932, il territorio dell'isola
è diviso in 7 "Valli", amministrate da altrettante
Intendenze. Caltanissetta è sede di Intendenza, e quindi
"capovalle" (così come Palermo, Messina, Catania,
Girgenti, Siracusa e Trapani) ed aggrega i distretti di
Piazza Armerina e Terranova (Gela): del primo distretto
fanno parte 8 comuni, e cioè Piazza Armerina, Villarosa,
Calascibetta, Castrogiovanni (Enna), Valguarnera, Aidone,
Pietraperzia e Barrafranca; del secondo fanno parte
Terranova, Riesi, Butera, Mazzarino e Niscemi.
Primo intendente di
Caltanissetta (in pratica, l'antesignano del prefetto) è
Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano.
Attorno all'Intendenza ruota l'amministrazione civile
dell'epoca. Per quel che riguarda la provincia, il suo
organo rappresentativo è il Consiglio provinciale,
composto da un presidente e da 15 consiglieri, tutti di
nomina regia: i consiglieri sono designati su proposta
dei decurionati (i consigli civici) dei vari comuni del
territorio provinciale. E' lo stesso intendente, però, a
svolgere le funzioni esecutive dell' organo Provincia.
Pochi, e peraltro non di rilievo, i compiti affidati al
Consiglio: tra essi, l'esame delle proposte dei Consigli
distrettuali (gerarchicamente inferiori al Consiglio
provinciale), l'analisi del "conto morale" (consuntivo)
reso dall'intendente, a fronte del "conto materiale"
reso dai funzionari con responsabilità di maneggio di
denaro pubblico, la predisposizione dello "stato
discusso" (preventivo) provinciale.
La nuova provincia al
centro della Sicilia annovera, così, 28 comuni suddivisi
in tre Circondari (Caltanissetta, Piazza e Terranova),
per un'estensione territoriale complessiva di oltre
3.200 chilometri quadrati. La popolazione è di oltre
223.000 abitanti, secondo il censimento del 1861: ma è
una cifra che, nell'arco di appena quarant'anni, aumenta
addirittura di circa il 50 per cento e il censimento del
1901 rileva oltre 329.000 presenze (136.000 nel
Circondario di Caltanissetta, 118.000 in quello di
Piazza e 75.000 in quello di Terranova). Il "boom"
demografico riguarda soprattutto i comuni minerari e con
sbocco a mare (nel 1901 Caltanissetta ha 43.023
abitanti, Castrogiovanni 26.981, San Cataldo 18.090,
Piazza Armerina 24.019, Terranova 22.019)
Negli anni seguenti, il numero dei comuni nisseni cresce
ancora: la Camera vota ed approva, il 27 gennaio 1911,
la costituzione in comune autonomo di Buonpensiere (Bompensiere),
fino ad allora frazione di Montedoro; con successiva
approvazione del Senato (il 20 marzo) della legge n.252,
nasce così il ventinovesimo comune della provincia. Il
trentesimo comune è istituito con il Regio Decreto
n.3032 del 30 dicembre 1923, grazie al quale le frazioni
di Milocca e San Biagio, dipendenti rispettivamente dai
comuni di Sutera e Campofranco, dopo anni di lotte
politiche vengono accorpate in un unico comune autonomo,
col nome di Milocca, (l'odierna Milena). E' il "massimo
storico" quanto a numero di comuni, ma dura solo quattro
anni. Infatti, con il R.D.L. n.1 del 2 gennaio 1927 che
riordina le circoscrizioni provinciali in Italia,
Castrogiovanni è elevata a capoluogo di provincia,
staccandosi così dal nostro territorio assieme ai comuni
dell'antico Distretto di Piazza e rilevando anche i
comuni del Circondario di Nicosia. La provincia di
Caltanissetta si ritrova, così, con otto comuni e oltre
130.000 abitanti in meno: e da allora si articola negli
odierni 22 comuni.
(Testo a cura di Walter Guttadauria) |
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Il Palazzo Provinciale
Progettazione e costruzione
La progettazione e la
costruzione del Palazzo provinciale di Caltanissetta si
può dire trovino precisa ed opportuna collocazione nella
storia urbanistica della città. Caltanissetta, va
ricordato, già capoluogo di provincia nel 1818, è eretta
a diocesi nel 1844. Nella prima metà dell'Ottocento,
insomma, è una città che accoglie varie istituzioni ed
uffici pubblici e che - anche sul fronte economico - si
apre a nuova vita, in quegli anni notevolmente
caratterizzata dallo sviluppo dell'industria zolfifera.
Ed è una città che, espandendosi, vuoI migliorare il suo
tessuto urbanistico, affiancando alle tante ed eleganti
abitazioni patrizie, imponenti edifici destinati ad
uffici pubblici. Uno di questi è, per l'appunto, il
Palazzo provinciale, indubbiamente uno degli edifici più
belli della città. Di seguito, ecco alcuni cenni sulla
storia della sua progettazione e realizzazione.
Si può subito fare
riferimento al fatto che anche questo edificio, così
come molti altri costruiti in città nella seconda metà
dell'800, è legato ad un nome importante nella storia
dell'architettura di casa nostra, quello dell'architetto
gelese (o, meglio, "terranovese" per usare la
definizione dell'epoca), Giuseppe Di Bartolo. Di questi
è, infatti, un grandioso progetto per la realizzazione
di un monumentale edificio destinato ad ospitare assieme
gli Uffici governativi, provinciali e comunali. Di
Bartolo, peraltro, è già un nome noto in quella
Caltanissetta che, appunto alla ricerca di un’elegante
veste urbanistica, si va pian piano arricchendo di
imponenti costruzioni (su progetti del Di Bartolo, ad
esempio, saranno realizzati i palazzi Sillitti-Bordonaro
e Lanzirotti di corso Umberto, e Benintendi di corso
Vittorio Emanuele).
Il progetto originario
dell' architetto gelese, riunente i predetti uffici
pubblici, risulta però eccessivamente complesso: il 13
aprile 1870 la Deputazione provinciale incarica, così,
il proprio Ufficio tecnico di riesaminare e
ridimensionare l'elaborato, per riferirlo ad un edificio
nel quale accogliere gli uffici della Provincia e della
Prefettura.
Il 12 luglio 1870 la Deputazione delibera di erigere
l'edificio in località "Tondo", un tempo caratteristica
altura alle porte della città, ove poi sarebbe stato
realizzato il viale Regina Margherita. Il Comune assegna
l'area con deliberazione del successivo 27 luglio.
L'elaborazione del ridimensionato progetto viene
affidata ad un dipendente dell'ufficio tecnico
provinciale, l'ing. Agostino Tacchini, che nel febbraio
1873 lo sottopone al vaglio della Deputazione, che lo
approva. Quello stesso anno vengono appaltati i lavori
all'impresa Gennuso-Vancheri, lavori che vengono diretti
dallo stesso Tacchini con la supervisione dell'ingegnere
capo della Provincia, cav. Giuseppe Rinaldi. Dal
dicembre 1878 al gennaio 1882 la costruzione è sospesa a
seguito dell'introduzione di varianti e modifiche al
progetto, apportate dal nuovo direttore dei lavori ing.
Stefano Musumeci, anch'egli dipendente dell'Ufficio
tecnico. provinciale. Dopo quasi un quarto di secolo, e
tra alterne vicende, il palazzo viene ultimato nelle
strutture principali nel l897. Ci vorrà qualche altro
anno per ultimare le rifiniture interne, le decorazioni,
gli impianti, gli arredi.
Il nuovo edificio viene ad occupare un'area di 3.445
metri quadri: misura 65 metri in lunghezza, 53 in
larghezza e 22 in altezza. Nelle fondazioni è fatto uso
di roccia della cava di Santa Lucia, mentre il
rivestimento ai muri esterni, agli stipiti di
architravi, finestre e di talune porte è realizzato con
pietra da taglio delle cave di Comiso, usata anche per
le cornici di coronamento, i fregi e i disegni. Per la
muratura in generale, e per il rivestimento esterno
nella parte basamentale, è invece impiegato pietrame
delle locali cave di Sabucina. L'edificio si compone di
un piano terra che si eleva di 8,25 metri, compreso
l'ammezzato, del piano di fondazione, e di un unico
primo piano sostenuto in parte dalle 40 colonne
monolitiche in granito grigio dell'Isola d'Elba, che
caratterizzano elegantemente l'atrio dell' edificio. Il
palazzo accoglie, nel tempo, gli uffici della Provincia
e della Prefettura, oltre all'elegante alloggio del
Prefetto: ma ospita, altresì, l'Archivio provinciale di
Stato, il Provveditorato agli studi e il Commissariato
di Polizia, uffici che, più tardi, avranno sedi proprie.
Al suo interno,
l'edificio di viale Margherita accoglie ampie ed
eleganti sale di rappresentanza, ove non vengono
risparmiati addobbi e decori, che ne fanno una delle
testimonianze di architettura civile di maggiore rilievo
nel panorama dei beni monumentali del Nisseno. Il
patrimonio artistico che custodisce invero non è molto
ricco, ma comunque significativo, il che giustifica una
breve "guida" all'interno del palazzo, alla riscoperta
di tali testimonianze. Artisticamente parlando, la parte
più interessante dell'edificio è quella che accoglie gli
uffici della Provincia regionale, soprattutto per quel
che riguarda gli affreschi e le decorazioni che adornano
i saloni di rappresentanza del piano elevato: ma anche
nell' ala occupata dalla Prefettura vi sono decorazioni
degne di nota, come quelle realizzate dall' artista
catanese Sozzi per l'appartamento del Prefetto.
Elegantemente decorati
sono la volta e le pareti dell'imponente scala
principale d'accesso al palazzo, progettata da uno degli
esponenti più famosi dell'architettura nissena dell'800,
l'ing. Luigi Greco (peraltro dipendente dell'Ufficio
tecnico provinciale). A lui si deve anche il progetto
dell' aula consiliare, che ai lati della volta riporta
effigiati tutti gli stemmi dei comuni dell'antica
provincia di Caltanissetta (quando ancora comprendeva i
comuni dell'Ennese) e le decorazioni dovute all'artista
palermitano Giuseppe Cavallaro.
Al centro del soffitto
il grande dipinto (10 x 5 metri circa) del pittore
Salvatore Frangiamore di Mussomeli (1853-1915),
realizzato nel 1902 e raffigurante Cicerone che perora
ad Enna contro Verre: un tema suggeritogli dallo storico
Giovanni Mulè Bertòlo, all' epoca segretario capo della
Provincia.
Di autori non
identificati sono gli affreschi delle volte delle sale
che immettono all'Ufficio di presidenza, due dei quali
riproducono panorami locali (il ponte Capodarso e il
Castello di Pietrarossa), mentre gli altri sono ispirati
a vari temi, anche mitologici.
Nella stanza del
segretario generale (già sala della deputazione
provinciale) sei grandi medaglioni affrescati ai lati
del soffitto riproducono altrettanti personaggi illustri
nisseni dei secoli scorsi: Camillo Genovese da
Caltanissetta, Prospero Intorcetta da Piazza Armerina,
Filippo Cordova e Gaetano Scovazzo da Aidone, Giuseppe
Alessi da Castrogiovanni e Paolo Emiliani Giudici da
Mussomeli.
Passando alle sculture, da segnalare innanzitutto le due
di Michele Tripisciano nella stanza del presidente: la
prima intitolata "Quei tempi non tornano più...", un
mezzobusto in terracotta raffigurante il "primo studio
dal vero di un vecchio settantacinquenne", per citare le
parole incise dallo stesso autore dell'opera, realizzata
a Roma nel 1883; la seconda è invece un mezzobusto
raffigurante il Petrarca, che reca la data del 1875
(quando, cioè, lo scultore aveva appena 15 anni),
conservata per tanti anni nell'Istituto provinciale
"Umberto I”. Al Tripisciano è stato anche attribuito il
gesso del "Bambino sdraiato" (corridoio antistante
l'aula consiliare), con anno di realizzazione indicato
nel 1913, cioè l'anno della morte dell'artista. Nello
stesso corridoio è sistemato l'altorilievo in terracotta
raffigurante "Il rimprovero di Socrate", di Vincenzo
Biangardi (1860-1890), autore - assieme al padre
Francesco - dei gruppi sacri del giovedì santo. Dello
stesso autore è il bozzetto in gesso e legno del
monumento funebre ad Ugo Foscolo, nella stanza del
presidente.
Sorvolando su altre sculture di autori moderni, un
riferimento infine ad alcuni quadri di ritrattisti
dell'800. Del già citato Frangiamore si conserva (nella
stanza del direttore generale) il ritratto di Giuseppe
Giudici, deputato al Parlamento - che del pittore fu il
mecenate, realizzato nel 1891 (opera replicata l'anno
dopo per il Comune di Mussomeli). Ad Andrea
Castrogiovanni - anch'egli valente artista di origine
palermitana - si devono invece i ritratti del barone
Rigilifi (stanza del presidente del Consiglio
provinciale) e dell' avvocato Tumminelli (stanza del
segretario generale), quest'ultimo realizzato nel 1884.
(Testo a
cura di Walter Guttadauria)
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Lo Stemma Della Provincia Regionale di
Caltanissetta
Lo Stemma
È costituito da uno
scudo su fondo amaranto, con al centro un' aquila
dorata, sormontata da una corona d'oro che sorregge due
rami, uno di quercia e uno di alloro. L'aquila porta al
collo una corona d'oro, e sul petto lo stemma della
città di Caltanissetta, costituito da una torre d'oro in
campo vermiglio: l'aquila è adagiata su due cornucopie
anch'esse in oro, ripiene di frutta e spighe di grano.
Questa la dicitura contenuta nel Regio Decreto del 28
marzo 1938 con cui veniva "concesso" alla Provincia di
Caltanissetta il seguente stemma: «Di rosso in tondo
all'aquila dorata, dal volo abbassato, col capo rivolto,
portante al collo una corona d'oro, poggiante
sull'incrocio di due cornucopie d'oro ripiene di frutta
e di spighe di grano al naturale. Nel petto dell'aquila,
al centro, uno scudetto sannitico di rosso filettato
d'oro, caricato di un torrione sormontato da due
torrette aperte e finestrate del campo. Capo del
Littorio di rosso (porpora) al Fascio Littorio d'oro
circondato da due rami di quercia e d'alloro annodati da
un nastro dai colori nazionali. Ornamenti esteriori da
Provincia». Il "Capo del Littorio" fu sostituito, dopo
il fascismo, dalla corona sannitica.
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Gonfalone della Provincia Regionale di
Caltanissetta
E' costituito da un drappo di velluto di colore
amaranto, con al centro un'aquila in oro sormontata da
una corona anch'essa in oro, che regge due rami, uno di
quercia e uno di alloro. L'aquila raffigurata presenta
le stesse caratteristiche di quella descritta nello
stemma.
Il gonfalone dell'ente
fu concesso con Regio Decreto del 21 settembre 1938, che
riportava la seguente descrizione: «Drappo di colore
rosso riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dello
stemma provinciale con l'iscrizione centrata in oro:
Provincia di Caltanissetta.
Le parti di metallo ed i
nastri saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta
di velluto rosso con bullette dorate poste a spirale.
Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della
Provincia e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri
tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro.
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Presidenti, Commissari Delegati dal
dopoguerra ad oggi |
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Nome |
Titolo |
Periodo Carica |
TESTASECCA Conte Dott. Vincenzo |
Presidente Deputazione Prov.le |
25/11/1943 - 05/08/1944 |
GUARINO Gr. Uff. Avv. Pietro |
Presidente Deputazione Prov.le |
06/08/1944 - 12/03/1945 |
ROTIGLIANO Comm. Dott. Edoardo |
Commissario Prefettizio |
13/03/1945 - 15/05/1947 |
CUCUGLIATA Dott. Venanzioo |
Commissario Prefettizio |
16/05/1947 - 04/08/1947 |
GOZZO Dott. Gaetanoo |
Delegato Regionale |
05/08/1947 - 12/09/1947 |
FlANDACA Cav. Uff. Avv. Francesco |
Delegato Regionale |
13/09/1947 - 29/06/1950 (1) |
SPINNATO Avv. Salvatore |
Delegato Regionale |
26/06/1951 - 12/06/1955 |
SPATARO Avv. Francesco |
Delegato Regionale |
13/06/1955 - 12/05/1959 |
ANDALORO Prof. Michele |
Delegato Regionale |
13/05/1959 - 16/08/1960 |
FALLETTA Per. Agr. Cav. Raffaele |
Delegato Regionale |
17/08/1960 - 10/12/1961 |
FALLETTA Per. Agr. Cav. Raffaele |
Presidente Amministraz. Straord. |
11/12/1961 - 27/12/1970 |
MAIORANA Dott. Ferdinando |
Presidente Amministraz. Straord. |
28/12/1970 - 23/04/1974 |
TAGLIALIAVORE Prof. Giuseppe |
Presidente Amministraz. Straord. |
24/04/1974 - 21/09/1975 |
BUFALINO Prof. Giuseppe |
Presidente Amministraz. Straord. |
22/09/1975 - 03/05/1976 |
AMATO Rag. Domenico |
Presidente Amministraz. Straord. |
04/05/1976 - 08/05/1976 (2) |
BUFALINO Prof. Giuseppe |
Presidente Amministraz. Straord. |
03/06/1976 - 12/09/1980 |
BUTERA Dott. Filippo |
Presidente Amministraz. Straord. |
13/09/1980 - 29/07/1983 |
CIGNA Dott. Cosimo |
Presidente Amministraz. Prov.le |
30/07/1983 - 20/07/1992 |
FASULO Dott. Ernesto |
Presidente Provincia Regionale |
21/07/1992 - 29/06/1994 |
RAMPULLA Dott. Vincenzo |
Presidente Provincia Regionale |
30/06/1994 - 09/06/1998 |
COLLURA Prof. Filippo |
Presidente Provincia Regionale |
10/06/1998 - 10/06/2003 |
COLLURA Prof. Filippo |
Presidente Provincia Regionale |
11/06/2003 - 17/06/2008 |
FEDERICO Dott. Giuseppe |
Presidente Provincia Regionale |
18/06/2008 - 14/11/2011 (3) |
LI VECCHI
Dott. Damiano |
Commissario Straordinario |
01/02/2012 – 28/04/2013 |
SIRICO
Dott. Raffaele |
Commissario Straordinario |
29/04/2013 - 31/10/2014 (4) |
GUAGLIANO Dott. Calogero |
Commissario Straordinario |
09/12/2014 - 08-04-2015 |
BARRESI D.ssa Rosaria |
Commissario Straordinario |
04/05/2015 - 26/06/2015 |
GIAMMANCO D.ssa Luciana |
Commissario Straordinario |
08/07/2015 - 11/11/2015 (3) |
DILIBERTO D.ssa Alessandra |
Commissario Straordinario |
25/11/2015 -
25/02/2016 (2) |
PANVINI D.ssa Rosalba |
Commissario Straordinario |
24/03/2016 -
08/01/2020 (13) |
ALONGI
Dott. Duilio
|
Commissario Straordinario |
09/01/2020 |
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(1) Dal 29/06/1950 (data della morte dell'avv. Fiandaca) al 25/06/1951 la reggenza temporanea
dell'amministrazione è affidata al vice delegato
regionale avv. Martino Vittorio Russo.
(2) In data 08/05/1976 il rag. Amato presenta
le proprie dimissioni di cui il Consiglio
provinciale prende atto il 24/5 procedendo
all'elezione del nuovo esecutivo nella seduta
del 26/05/1976. Il nuovo presidente s'insedia il
03/06/1976.
(3) Dal 15/11/2011 (data di dimissione
dell’On. Federico) al 31/1/2012 la reggenza
temporanea dell’Amministrazione è affidata al
Vice Presidente Dott. Calogero Salvaggio.
(4) Dal 4/11/2014 all'8/12/2014 e dal 9/4/2015 al 3/5/2015 è stato
nominato, quale Commissario ad acta, il dott.
Vincenzo Raitano. |
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