La Barca Infiorata del Gesù Nazareno
La processione di Gesù Nazareno ha l'intento allegorico
di rievocare l'ingresso di Gesù a Gerusalemme. La statua
del Cristo è posta su una barca ornata da numerosi
fiori, detta abbarcu. Tutti i fiori sono raccolti dai
contadini nei giorni immediatamente precedenti alla
processione; sono gerbere, mimose, ciclamini,
margherite, l' abbarcu (fiore che da il nome alla
barca), o semplici fiori di campo. La domenica mattina,
i fiori vengono intrecciati e disposti sulla barca, per
creare un suggestivo effetto scenografico. Prima
dell'uscita dal cortile della biblioteca comunale nel
pomeriggio, sulla barca viene posta la statua di Gesù
Nazareno, con i vestiti di stoffa e circondata dai
numerosi ex voto.
Viva Gesù Nazareno
Attraversata, così, la
porta della biblioteca, come fosse la porta di
Gerusalemme, ha inizio la processione che si snoda lungo
le principali vie del centro storico. Durante tutto il
percorso, la processione viene accompagnata da numerosi
bambini, recanti ramoscelli d'ulivo e palme intrecciate,
da due bande musicali e dai componenti della
confraternita organizzatrice che avanzano in due
schiere, vestiti con un abito caratteristico, portando i
bilannuna, dei grossi ceri. In serata, a conclusione
della processione, l' abbarcu viene sollevato a spalla
lungo le scalinate antistanti la chiesa di Sant'Agata al
Colleggio e, prima di entrare, viene salutato con un
imponente serie di giochi pirotecnici. Le origini di
questa processione sono antichissime. Si tramanda che
essa sia stata voluta dai contadini di Caltanissetta
che, essendo stati estromessi dalle altre processioni
della Settimana Santa, volevano avere il ruolo di
protagonisti almeno nel giorno della Domenica delle
Palme. Tuttavia, prima del finire del XIX secolo, in
processione veniva portato un simulacro del sepolcro
interamente ricoperto di fiori, simbolo della civiltà
contadina. Successivamente, quando il barone Vincenzo di
Figlia di Granara fece notare l'incongruenza di tale
simulacro con la leggenda biblica, la processione
assunse l'aspetto con cui la si può ammirare oggi.
Martedì Santo - La Scinnenza
La Scinnenza è una
sorta di rappresentazione teatrale, che si svolge per le
vie del centro storico e che rievoca i momenti della Via
Crucis. Accompagnati dalle bande musicali, gli attori
rievocano i vari momenti della Passione di Gesù, che
culminano nella vera e propria Scinnenza, ovvero la
deposizione di Gesù dalla croce. Molti anni fa la
manifestazione si svolgeva il Sabato Santo
Mercoledì Santo - La Real Maestranza
La Real Maestranza era
anticamente una milizia cittadina formata da
artigiani (mastri, appunto), che perse il suo carattere militare,
per diventare un'associazione di artigiani di diverse
categorie. Il titolo di Reale le fu attribuito nel 1806
da Ferdinando IV di Borbone, restato impressionato dalla
bellezza della processione a cui i suoi membri danno
vita nella mattinata del Mercoledì Santo.
Il fulcro attorno al quale ruota la processione, e
tutti gli altri avvenimenti della Settimana Santa, è il
Capitano, un artigiano scelto ogni anno in una categoria
diversa, che durante tutta la settimana gode di alcuni
privilegi: ha in consegna le chiavi della città; porta
con se la spada, simbolo di comando; si cinge della
fascia tricolore; riceve la nomina a Cavaliere della
Repubblica.
Il Capitano è preceduto, durante la processione dallo
Scudiero, che porta innanzi lo scudo e la lancia. Ancora
davanti allo Scudiero è l'Alfiere Maggiore, che apre il
corteo portando il vessillo raffigurante tutti i Santi
Patroni delle categorie. Per ogni categoria, poi, è
nominato un Portabandiera, che ne porterà il vessillo,
ed un Alabardiere.
Oltre a queste cariche, rinnovate di anno in anno, ve
ne sono altre che hanno mandato più lungo: il Gran
Cerimoniere, solitamente il Mastro più anziano, il
Maestro Cerimoniere, il Cerimoniere Ecclesiastico, il
Responsabile di Corteo, il Console Generale, i Membri
del Direttivo, i Consoli di Categoria. Infine, tutti gli
altri artigiani, sono i Milizioti, termine che ricorda
l'antica origine della Maestranza.
I preparativi per la
cerimonia iniziano sin dalla prima mattina, seguendo una
rigorosa tradizione. I Mastri della categoria che ha
espresso il Capitano si recano in corteo a prelevare
l'Alabardiere, il Portabandiera, l'Alfiere Maggiore e lo
Scudiero dalle loro abitazioni. Successivamente, tutte
le categorie si riuniscono in Piazza e si recano a
rendere omaggio al Capitano, davanti la sua abitazione.
Il Maestro Cerimoniere sale a casa del Capitano e può
iniziare la vestizione, con il tipico abito
settecentesco, sotto l'attento occhio dei Capitani degli
anni precedenti, del Console Generale e dei Cerimonieri.
Dopo un breve saluto dal balcone, il Capitano scende in
strada, annunciato da tre squilli di tromba ed accolto
da un caloroso applauso.
Qui è accolto dal Presidente della Real Maestranza, che
lo invita a passare in rassegna la milizia schierata
davanti l'abitazione del Capitano, con la formula:
Capitano, la Milizia è schierata. La onori passandola in
rassegna. Durante questa fase il Capitano usa il saluto
militare, retaggio delle origini miliziane della
Maestranza.
Dopo la rassegna, il corteo, composto in genere da
circa quattrocento Mastri, si reca in Municipio, dove il
Sindaco consegna al Capitano le chiavi della città,
investendolo simbolicamente della responsabilità della
città fino alla domenica di Pasqua. Da qui, tutto il
corteo si sposta nell'atrio della Biblioteca comunale,
dove vengono accesi i ceri, si alza il gonfalone e,
nonappena il Capitano abbia ricevuto il Crocifisso
velato di nero, parte la processione Penitenziale fino
in Cattedrale, accompagnata dal solo suono dei tamburi.
Al termine dell'intensa mattinata, il Capitano si ritira
nuovamente a casa, dove per tutto il pomeriggio e buona
parte della sera riceverà le categorie di artigiani
(Panificatori, Idraulici e Stagnini, Barbieri, Pittori
Decoratori, Muratori, Marmisti, Falegnami ed Ebanisti,
Carpentieri e Ferraioli, Calzolai Tappezzieri e
Pellettieri, Fabbri), le autorità civili, quelle
ecclesiastiche ed infine gli amici ed i parenti.
Le Varicedde
Le Varicedde (o i Variceddi, letteralmente piccole Vare)
sono diciannove gruppi statuari che vengono portati in
processione il mercoledì sera. Sedici di queste altro
non sono che riproduzioni più piccole delle sedici Vare,
a cui si aggiungono altri tre gruppi raffiguranti scene
della passione di Cristo.
La maggior parte delle Varicedde sono state realizzate
da Salvatore Capizzi, artista nisseno, mentre alcune
altre da artisti della famiglia Emma, di San Cataldo (CL).
I materiali sono generalmente gli stessi per tutti i
gruppi sacri: terracotta per visi, mani e piedi; legno
per le intelaiature e cartapesta per i panneggi.
Usualmente le Varicedde sono conservate nelle
abitazioni di alcuni cittadini nisseni (i proprietari).
Durante il primo pomeriggio di mercoledì vengono
sistemate in vari punti della città e vengono preparate
per la processione, con decorazioni floreali e luci.
All'approssimarsi del vespro, accompagnate dalle bande
musicali, tutte le Varicedde confluiscono in Piazza
Garibaldi, da dove prenderà il via la processione, che
segue lo stesso itinerario di quella delle Vare del
giovedì sera. Lungo tutto il tragitto numerosi devoti,
in gran parte ragazzi e bambini, accompagnagno la
processione con candele, ceri ed in particolare i
tradizionali bilannuna, dei ceri di grandi dimensioni.
La processione termina diverse ore dopo in Piazza, la
dove era iniziata. In seguito, le Varicedde vengono
esposte per tutta la durata della Simana Santa presso
Palazzo del Carmine, sede del Municipio.
Lista delle Varicedde
• La Cena (realizzata nel 1958 da Salvatore Capizzi)
• L'Orazione nell'Orto (realizzata nel 1952 da Salvatore
Capizzi)
• La Cattura (realizzata nel 1939 da Giuseppe Emma)
• Il Sinedrio (realizzato nel 1947 da Salvatore Capizzi)
• La Flagellazione (realizzata nel 1947 da Giuseppe
Emma, scultore)
• L'Ecce Homo (realizzato nel 1933 da Salvatore Capizzi)
• La Condanna (realizzata nel 1950 da Giuseppe Emma)
• La Prima Caduta (realizzata nel 1885 dai Biangardi)
• Gesù incontra la madre (realizzata nel 1987 da
Giuseppe Emma)
• Il Cireneo (realizzato nel 1924 da Giuseppe Emma)
• La Veronica (realizzata nel 1949 da Salvatore Capizzi)
• Lo Spoglio (realizzato nel 1955 da Salvatore Capizzi)
• Gesù inchiodato alla croce (realizzato nel 1995 dai
fratelli Emma)
• Il Calvario (detto anche "Il Crocifisso", realizzato
nel 1924)
• La Deposizione (realizzata nel 1965 da Savatore
Capizzi)
• La Pietà (realizzata nel 1924 da Giuseppe Emma)
• La Traslazione (realizzata nel 1924 da Salvatore
Capizzi)
• L'Urna (realizzata nel 1948 da Salvatore Capizzi)
• La Desolata (detta anche "Addolorata", realizzata nel
1934 da Salvatore Capizzi).
Giovedì Santo "Le Vare"
Le Vare sono sedici gruppi statuari che vengono portati
in processione la sera del giovedì santo, in quello che
è di gran lunga il momento più importante della
Settimana Santa nissena, e che l'ha resa famosa in tutto
il mondo. Quasi tutti i gruppi statuari (ben quindici su
sedici) sono opera di due soli artisti: Francesco e
Vincenzo Biangardi, che le realizzarono durante la
seconda metà del XVIII Secolo. L'unica Vara a non essere
opera dei due artisti napoletani è quella della
Traslazione.
Già dalla prima mattina le vare vengono disposte nelle
vie cittadine, usualmente di fronte l'abitazione dei
rispettivi proprietari e vengono addobbate con fiori e
lumi, mentre le bande contribuiscono a rendere allegra
l'atmosfera di preparazione. Con l'arrivo del tramonto,
però, il registro della musica cambia di colpo,
lasciando spazio alle marce funebri ed ai canti della
passione. Le Vare vengono, così, accompagnate verso la
Piazza Garibaldi, dove si dispongono circondate da un
vero e proprio mare di gente. Verso le ore 21,00, quando
tutti gruppi hanno raggiunto la loro posizione, formando
un cerchio intorno alla Fontana del Tritone, la
processione ha inizio ed il primo gruppo, La Cena si
mette in marcia.
Durante il tragitto, ogni Vara è quasi scortata da
numerose persone: la banda, le congregazioni, i ragazzi
che vestiti con un saio bianco recano in mano i ceri ed
i bilannuna, la famiglia che possiede la vara. In vari
momenti della serata le Vare si fermano e sono salutate
da imponenti giochi pirotecnici. Molto belli e densi di
significato sono i passaggi nella Via Re d'Italia (dove
una volta abitavano i Biangardi); nel Corso Vittorio
Emanuele dove la processione si interrompe per
permettere ai processionali ed ai musicisti di mangiare
e bere quanto offerto dai proprietari delle vare; nella
Via XX Settembre, dove notevole è lo sforzo compiuto per
far salire le Vare lungo la ripida salita.
Infine, ormai a notte fonda, le Vare si dispongono
nuovamente tutte in Piazza Garibaldi e, dopo la
Maschiata atto finale dei giochi pirotecnici, iniziano a
diperdersi disordinatamente in ogni direzione per
tornare ai luoghi in cui sono custodite, dando luogo
alla "Spartenza".
Lista delle Vare
• La Cena (costruita nel 1885, appartiene ai
panificatori)
• L'Orazione nell'Orto (costruita nel 1884, appartiene
ai mugnai)
• La Cattura di Gesù (costruita nel 1884, appartiene ai
Fratelli Biagio)
• Il Sinedrio (costruito nel 1886, appartiene al
Municipio)
• La Flagellazione (costruita nel 1909, apparteneva ai
minatori di Gessolungo)
• L'Ecce Homo (costruito nel 1892, appartiene agli
ortofrutticoli)
• La Condanna di Gesù (costruita nel 1902, appartiene ai
tipografi)
• La Prima Caduta (costruita nel 1886, appartiene ai
marmisti)
• Il Cireneo (costruito nel 1886, appartiene ai gessai)
• La Veronica (costruita nel 1883, apparteneva alla
miniera di Gessolungo)
• La Crocifissione (costruita nel 1891, appartiene ai
macellai)
• La Deposizione (costruita nel 1885, appartiene ai
commercianti d'abbigliamento)
• La Pietà (costruita nel 1888, appartiene alla banca
nissena "S.Michele")
• La Traslazione (costruita nel 1853 da uno scultore
napoletano ignoto, appartiene ai muratori)
• La Sacra Urna (costruita nel 1892, appartiene ai preti
e "Devoti Sacra Urna")
• L'Addolorata (costruita nel 1896, appartiene ai
trasportatori).
Venerdì Santo
Il Cristo Nero, o Signore della città, è una statua in
legno di ebano che viene portata in processione nella
sera del venerdì santo. La sua origine è incerta, ma
sembra che questo simulacro non sia opera di uno
scultore, ma bensì di un semplice devoto, come
testimoniano alcune notevoli sproporzioni nel corpo del
Cristo.
La processione inizia al calare del sole, quando il
Cristo Nero viene uscito a fatica dal portone della
Chiesa del Signore della Città. Ad aspettarlo, oltre i
numerosi fedeli, c'è la Real Maestranza al completo (con
le bandiere abbrunate e le lance avvolte da nastri neri)
e soprattutto i Fogliamari. Sono, questi ultimi, i
raccoglitori di erbe selvatiche che accompagneranno la
processione con i loro tipici canti: le Lamentanze. La
statua è sormontata da un pesantissimo baldacchino
dorato e, per tutto il tragitto, viene portata a spalla
proprio dai Fogliamari e seguita dai numerosi fedeli
scalzi. Lungo tutto il tragitto, i balconi e le finestre
sono rivestiti da coperte purpuree e, a parte le
Lamentanze è difficile sentire un altro suono, che rompa
l'atmosfera di devozione che si crea attorno alla
processione.
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