Caltanissetta
Caltanissetta con i suoi 60.157
abitanti è capoluogo dell'omonima provincia.
Caltanissetta è il più importante centro della Sicilia
Centrale, superando per dimensione la vicina Enna. Il
comune ha un'estensione di 416,97 Km² e con la contigua
San Cataldo, a soli 4 Km, forma una conurbazione di
quasi 90.000 abitanti. La città si colloca al
centoduesimo (102°) posto tra i comuni italiani per
popolazione e al quattordicesimo (14°) come estensione
tra i comuni italiani. In Sicilia è il secondo capoluogo
di provincia più esteso dopo Ragusa e il quarto comune
per estensione, dopo Noto, Monreale e Ragusa. La densità
abitativa in città è di circa 144 ab./km². E' il sesto
comune capoluogo più alto d'Italia, ed il terzo dopo
Ragusa ed Enna in Sicilia. La città è sede di Corte
d'appello.
Il nome Nissa si legge per la prima
volta in un'epigrafe pregreca. Quando il villaggio fu
conquistato dagli Arabi, questi ne mutuarono parte del
nome ("nissa" in arabo significa donna) modificandolo in
Qalat-an-Nissa, castello delle donne, come rilevato in
seguito da Goffredo Malaterra: Calatenixet, quod, nostra
lingua interpretatum, resolvitur Castrum foeminarum.
Successivamente, intorno al XI secolo quando la città
divenne possedimento di Ruggero I di Sicilia, essa
assunse il nome di Calatanesat, poi modificato in
Caltanixettum.
Il primo nucleo urbano nisseno è
quello del villaggio di Sabucina, risalente al XII
secolo a.C., distante circa quattro chilometri
dall'attuale città. Altri importanti centri urbani
furono quelli di Gibil-Gabib, Vassallaggi e Capodarso,
tutti più o meno distanti dalla città, ma svuotatisi a
causa del confluire dei loro abitanti nel nuovo
insediamento di Nissa. Di origine pre-greca, sicuramente
sicana (i Sicani forse costruirono il castello di
Pietrarossa), situata nella zona del monte Gibel Habib
("la montagna felice"), come attesta un'epigrafe nella
quale si legge per la prima volta il nome Nissa, nel 123
a. C. venne conquistata dai Romani, guidati dal console
Lucio Petilio, che fondò una colonia chiamata in suo
onore "Petiliana". Successivamente arrivarono gli Arabi,
intorno all' 831 d. C., che aggiunsero all'originario
nome il prefisso Q'al'at (castello) da cui Qal'at
al-nisā’, il castello delle donne.
L'antico borgo arabo sorse intorno
al Castello di Pietrarossa, sviluppandosi senza alcuna
pianificazione seguendo l'andatura del declivio. Aveva
un'importante funzione difensiva, in quanto era
costruito su alti strapiombi, difeso da solide mura e
protetto dal castello, che si trovava in posizione
praticamente inespugnabile. Al borgo arabo corrisponde
oggi il quartiere degli Angeli, mentre le case più
ricche si trovavano dove oggi sorge il quartiere San
Rocco.
In seguito all'avvento dei Normanni
venne edificata l'Abbazia di Santo Spirito, ed il centro
della città si spostò presso la contrada Xibili (oggi
Xiboli – χ greca aspirata), finché, scoraggiati dalla
sfavorevole posizione (in tale contrada venivano
convogliate tutte le acque piovane provenienti dalle
vicine colline), i suoi abitanti lo abbandonarono,
trasferendosi nei pressi della chiesa di Santa Maria la
Vetere (o Santa Maria degli Angeli). È questo il periodo
in cui Caltanissetta si distacca dal suo vecchio nucleo
urbanistico, e comincia ad assumere gli aspetti con i
quali la si può tuttora ammirare.
Nel 1087, venne strappata agli
Arabi e divenne possedimento di Ruggero I di Sicilia
normanno, la città, comincia a chiamarsi Calatanesat,
successivamente modificato in Caltanixettum, viene
trasfomata in feudo per vari membri della sua famiglia.
Anche durante il periodo di dominazione sveva, però, la
città si presenta ancora come un insieme di borghi
aggregati intorno ad alcune emergenze architettoniche:
il castello, l'abbazia, il palazzo del magistrato, ecc.
Condivise le sorti della Sicilia e
particolarmente nel periodo spagnolo durante il quale
soffrì spesso la carestia. Gli Spagnoli governarono in
Sicilia in modo assai duro: il tribunale di giustizia
funzionò in maniera arbitraria e oppressiva; vennero
ridotte le attribuzioni al parlamento, sempre diviso in
tre bracci (ecclesiastico, baronale e demaniale); e il
governo fece opera corruttrice cercando con ogni mezzo
di guadagnarsi alcuni fra i rappresentanti. Inoltre gli
Spagnoli monopolizzarono il commercio del grano,
accrescendo la decadenza economica della Sicilia. Nel
1407 passò ai Moncada di Paternò (anche detti Montcada)
Questa famiglia era di origine aragonese (proveniva
infatti dalla cittadina spagnola Montcada i Reixac) ed
insieme agli Alagona furono i sostenitori della fazione
"catalana" della nobiltà siciliana tradizionalmente
avversa a quella latina dei Chiaramonte e Ventimiglia.
Caltanissetta rimase ad essi fino alla soppressione
della feudalità in Sicilia, nel 1812. Il reale processo
di crescita organica del tessuto urbano iniziò nel XVI
secolo, dopo un devastante terremoto, quando si
formarono i due assi principali della città: l'attuale
Corso Vittorio Emanuele (in direzione Ovest-Est) e
l'attuale Corso Umberto I (in direzione Nord-Sud).
Nel febbraio del 1567 il castello
di Pietrarossa crollò a causa di un terremoto e rimasero
in piedi solo i resti di due torri, visibili ancora
oggi.
Nel 1718 Caltanissetta fu uno dei centri della rivolta
antisavoiarda in Sicilia, costringendo l'esercito
sabaudo ad abbandonare la città.
Nel 1818, in pieno periodo borbonico, Caltanissetta fu elevata a
capoluogo di provincia.
Nel 1820 si rifiutò di partecipare ai moti liberali siciliani,
subendo per ciò le rappresaglie degli insorti.
Ma nel 1848-1849 aderì alla rivoluzione, seguì le sorti della
Sicilia, e venne annessa al Regno d'Italia nel 1860,
quando fu interessata da un grande boom economico dovuto
soprattutto ad un'intensa attività mineraria. Durante la
Seconda Guerra mondiale, nel quadro dello sbarco degli
Alleati in Sicilia, subì diversi bombardamenti (luglio
1943) culminati con la conquista della città da parte
delle forze anglo-americane (18 luglio 1943).
Questa struttura si conservò intatta fino al dopoguerra: negli Anni
'50, infatti, la quasi totalità della popolazione
abitava nei quattro quartieri formati dall'incrocio
delle due vie principali. Con il piano regolatore
approvato nel 1967, fu "congelato" il centro storico,
privilegiando le aree periferiche della città. In
seguito a tale direzione dello sviluppo urbano, molti
quartieri del centro storico hanno cominciato a
disabitarsi, a partire dall'antico quartiere arabo degli
Angeli.
Oggi, il centro storico si districa
tra viottoli, salite, stradine impervie e scoscese,
anche se non mancano i grandi ed eleganti viali (Corso
Vittorio Emanuele e Corso Umberto I) - che ricordano la
gloria di cui godette la città al tempo dei Borboni e
dell'estrazione dello zolfo - e che oggi rappresentano
il centro economico cittadino, pieni di negozi e locali.
Il centro storico della città conserva ancora la
funzione di centro amministrativo ed economico della
città, sebbene l'estensione dei quartieri moderni e la
progressiva conurbazione con la vicina San Cataldo abbia
contribuito al decentramento di alcuni uffici
amministrativi.
In centro si trovano i cinema della
città, il teatro Regina Margherita, il Municipio, nonché
le principali chiese e la Cattedrale. Il centro ospita
anche il tipico e suggestivo mercato ortofrutticolo,
denominato a' Strata foglia, fulgido esempio di come le
tradizioni locali siano tutt'oggi preservate, seppure
con difficoltà. Nel centro storico si trovano anche
numerosi monumenti di rilievo: la chiesa di San
Domenico, la chiesa di Sant'Agata (ex colleggio dei
Gesuiti), la Biblioteca Scarabelli e molti archi,
ponticelli, terrazze, giardini. Il centro include i
quartieri storici della città: Santa Flavia, Zingari
(oggi "Provvidenza"), Redentore, San Rocco, Angeli e si
sviluppa su Corso Vittorio Emanuele, che dopo Piazza
Garibaldi diventa Via Xiboli, proseguendo per il
quartiere Santo Spirito; su Corso Umberto I, che dopo la
chiesa di Santa Lucia diventa via Redentore,
inerpicandosi per il monte San Giuliano e incontrando
Santa Flavia e Santo Spirito. Otre questo nucleo più
antico di strade, si sviluppano altre importanti vie
come Viale Trieste, Via Rochester, Via Niscemi, Via
Napoleone Colajanni e Viale Regina Margherita che
collegano la città antica con la nuova.
Libri
che parlano della Provincia di Caltanissetta
Michele Alesso
"Santa Maria degli Angeli"
Acireale, 1913.
Anna Tiziana Amato, Daniela Vullo
"Orizzonti Urbani" Ed. Lussografica
Caltanissetta, 1987.
Giuseppe Falduzza
"Programma di associazione alla storia
documentata della città di Caltanissetta"
Stab. Tip. dell’Ospizio di Beneficenza
Caltanissetta, 1867.
Giovanni Mulè Bertolo
"Visita ai monumenti di Caltanissetta"
Caltanissetta, 1877.
Giovanni Mulè Bertolo
"Caltanissetta nei tempi che furono e nei
tempi che sono" Ed. Lussografica
Caltanissetta 1906.
Luigi Santagati
"Storia di Caltanissetta" Ed. Lussografica
Caltanissetta 1989.
Rosanna Zaffuto Rovello
"Universitas Calatanixette 1086-1516"
Salvatore Sciascia Ed.
Caltanissetta-Roma, 1991.
Quatriglio, Sedita, Impaglione, Cordaro
"Immagini e itinerari del nisseno" Ed.
Sciascia
Caltanissetta, 1989.
AA. VV.
"Tra l’Halycus e l’Himera" Ed. Lussografica
Caltanissetta, 1985.
AA. VV.
"Zolfarai e società a Caltanissetta, cronaca
di uno sciopero(Aprile – Luglio 1903)
Archivio di Stato di Caltanissetta, Ed.
Bartolozzi
Caltanissetta, 1985.
Felice Dell’Utri “Abbazia normanna di
S.Spirito” Ed. Vaccaro
Caltanissetta, 1986.
Emma Mollìca “Manieri della Valle dell'Imera
meridionale” Anninovanta Editrice
2001 |
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