Archeologia
Fin dall'antichità il
territorio nisseno ha presentato un alto grado di
antropizzazione, grazie alle particolari caratteristiche
geografiche e geomorfologiche, a collegamenti con il
mare, alla posizione centrale. Il territorio interno,
prevalentemente collinare, tende alla pianura nelle zone
costiere. Tutto ciò, se favoriva da un lato l'attività
agricola, dall'altro non opponeva particolari difficoltà
allo sviluppo di insediamenti umani. L'area inoltre
rivestiva un importante ruolo strategico tanto nelle
zone interne, passaggio obbligato per coloro che si
spostavano da occidente a oriente, quanto in quelle
costiere, punto di scalo per le navi che trasportavano
merce proveniente dai diversi paesi del Mediterraneo
antico. Sono veramente tanti gli insediamenti antichi
rinvenuti nel territorio Nisseno. Già dal Paleolitico
inferiore il territorio iniziò ad essere popolato da
piccoli gruppi di agricoltori, dei quali si sono travate
le tracce nell'area di Milena. Molto chiare sono le
evidenze archeologiche dell'età del Rame (Milena,
Marianopoli, Caltanissetta e Gela) e dell'età del Bronzo
(2200-1500 a.C.), allorché il territorio venne popolato
molto intensamente. Sono di questo periodo i villaggi
capannicoli ubicati nella costa o nelle alture
prospicenti alle zone coltivabili.
Le testimonianze più forti comunque sono quelle
risalenti all'epoca della colonizzazione greca, che
dalla costa (Gela) si estese, risalendo lungo il corso
del fiume Imera Meridionale, verso le aree più interne.
I siti archeologici riferibili a questa importante fase
della storia antica del Nisseno presentano una grande
quantità di elementi: villaggi capannicoli,
fortificazioni, luoghi di culto, aree sepolcrali.
Notevolmente abbondanti sono i reperti raccolti (corredi
funerari, vasellame, statuette, oggetti vari), custoditi
nei musei archeologici di Gela, Marianopoli e
Caltanissetta. Tra i siti più importanti della parte
settentrionale della Provincia figura Sabucina, situato
nell'omonimo monte nei pressi di Caltanissetta, a 660m
sul livello medio del mare. Il sito testimonia millenni
di storia antica che vanno dal periodo dei primissimi
insediamenti alla colonizzazione greca e ancora oltre.
Ai piedi della montagna, in una zona piuttosto ricca di
acqua, sono state rinvenute delle tombe a grotticelle
risalenti all'età del Bronzo che fanno presupporre
l'esistenza di un insediamento primitivo coevo alla
cultura di Castelluccio.
In seguito gli antichi abitatori di Sabucina dovettero
spostarsi nelle parti più alte della montagna costruendo
un villaggio capannicolo, caratterizzato anche dalla
presenza di parecchie tombe a tholos. Verso il VII
secolo a.C. sorse un nuovo villaggio chiamato Saboukis,
in stretta relazione commerciale con i Geloi. Nel VI
secolo a.C. Sabucina passò sotto il controllo dei Greci,
che edificarono abitazioni rettangolari e una linea di
fortificazione con torrioni di avvistamento. Dopo un
lungo periodo di splendore Sabucina venne distrutta
intorno al V-IV secolo a.C. in seguito alla ribellione
delle colonie nei confronti del dominio greco.
Ricostruita da Timoleonte nella seconda metà del IV
secolo, fu definitivamente incendiata e distrutta nel
310 a.C.
Il sito archeologico di
Sabucina ha dato parecchi reperti di grande valore
storico-artistico. Famoso è il modello di sacello
fittile della seconda metà del IV secolo, che
rappresenta il più eminente documento di fusione tra
elementi indigeni ed elementi ellenici, conservato
attualmente nel Museo Archeologico di Caltanissetta. A
cinque chilometri a sud-est di Caltanissetta si erge la
montagna calcarea di Gibil-Gabib, caratterizzata da
tombe a grotticella artificiale e tombe a camera. Il
nome del luogo (Gebel Habib, montagna dei morti) si deve
ai Saraceni. Nei suoi pressi sorsero un villaggio
risalente all'età del Rame e, nel VI secolo a.C., un
centro indigeno-ellenico, passato sotto il dominio
agrigentino nel V secolo a.C. Spostandosi verso
occidente, lungo la strada statale che collega San
Cataldo con Serradifalco, si estende l'antico
insediamento di Vassallaggi, abitato nel VI e V secolo
a.C. da popolazioni indigene-ellenizzatellenizzate
Di grande interesse
sono i reperti rinvenuti, conservati al Museo
Archeologico di Agrigento. Molto più a nord-est , nei
pressi di Santa Caterina Villarmosa, si può visitare il
sito di Cozzo Scavo, dove sono presenti i resti di uno
dei tanti insediamenti ricostruiti da Timoleonte intorno
al IV secolo. Nei pressi dell'abitato di Marianopoli
sono ubicati tre siti archeologici molto interressanti,
dai quali derivano parecchi reperti, tutti conservati
nel locale Museo Archeologico. I siti sono quelli di
Castellazzo, Balate e Valle Oscura, dove è stata
rinvenuta un'interessantissima necropoli.necropoli.
I siti di Raffe e di
Polizzello, nei pressi di Mussomeli, presentano
testimonianze micenee, sicane e greche e sono
caratterizzati da tombe a forno e a cassa, oltre ad una
grande quantità di reperti. L'itinerario archeologico
settentrionale si conclude a Monte Conca, nei pressi di
Campofranco e Milena, dove si possono osservare
testimonianze risalenti al Paleolitico inferiore.
L'itinerario archeologico centro-meridionale, oltre ai
siti di Sophiana (Mazzarino), Fontana Calda (Butera) e
Petrusa (Niscemi), presenta la sua tappa principale a
Gela, con i siti archeologici di Piano Notaro, Capo
Soprano, Bitalemi, Manfria. L'area di Gela fu occupata
intorno al VII secolo a.C. dai Rodio-Cretesi, che nel
tempo risalirono il fiume Imera Meridionale estendendo
il loro dominio in altri luoghi abitati del territorio.
Verso il V secolo Gela raggiunse il suo massimo
splendore assumendo un ruolo di primo piano nello
scacchiere politico del tempo. Molto interessante è la
cinta muraria di Capo Soprano, fatta costruire nel IV
secolo a.C. da Timoleonte attorno alla città;
all'esterno sorgevano i santuari extra-urbani delle
divinità Demetra e Kore e di Atena.
Fonte: www.sicilyland.it/caltanissetta.htm |